È giusto autorizzare le app ad acquisire e condividere i dati privati?



Autore: Team Infor
Categoria: Sicurezza Informatica

 

27-05-2020-blog

Vi sarà già capitato di installare un’app sullo smartphone e autorizzare la condivisione di informazioni personali (accesso alla galleria, microfono, contatti, fotocamera, …). Alcune applicazioni necessitano di tali autorizzazioni per poter svolgere il loro servizio. Altre invece richiedono più di quanto necessario. Perché?

Le app mobile raccolgono dati personali

Ci sono applicazioni che ci ricordano di fare attività fisica, prendere le medicine, bere acqua oppure indicano la qualità del sonno e così via. Dell’utilità delle app non si discute: ci aiutano a tenere sotto controllo la salute e il nostro benessere. Talvolta però alcune app richiedono l’accesso a dati personali e non tutte gestiscono tali informazioni con le giuste precauzioni.

In seguito a una ricerca relativa a due app per donne è emerso che vi era un trasferimento di dati sospetto. Dagli accertamenti era evidente che le app incriminate fossero in accordo con Facebook per monitorare i dati privati e fornirli in un secondo momento al colosso social. Oltre ai dettagli specifici i programmi cercavano di conoscere l’utente il più possibile, raccogliendo informazioni private non relazionate alla salute ma tutt’altro.

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Tutte queste informazioni venivano elaborate per fornire all’utente una serie di articoli consigliati direttamente sullo smartphone. L’unico problema è che questi dati venivano inviati a Facebook senza autorizzazione. Dato che anche le email fanno parte dei dati e dato che su Facebook ognuno corrisponde a un indirizzo mail univoco, è possibile che questi dati privati vengano associati in automatico alle persone fisiche iscritte a Facebook.

Perché le aziende cercano i dati personali

Perché Facebook dovrebbe avere la necessità di questi dati personali? Da tutte queste informazioni personali raccolte dalle app e dai social network, le aziende possono vendere con maggiore profitto i servizi – per esempio gli Ads – rivolti agli inserzionisti. Più la banca dati è completa e ricca di informazioni private più è facile capire le necessità delle persone e di conseguenza proporre prodotti e servizi con maggiore efficacia.

Come prevenire un uso improprio dei propri dati

Prima di tutto è buona prassi ricordare sempre che al primo avvio delle app viene chiesta l’autorizzazione a raccogliere i dati del proprietario. Saperlo è già un passo avanti. A volte basta prestare attenzione a volte no. I nostri consigli sono:

  1. Scegliere le app con cura dallo store. Leggere le recensioni può essere utile.
  2. Verificare la politica sulla privacy – o privacy policy in inglese – e verificare che non vi sia riportato un utilizzo dei dati non conforme.
  3. Evitare di concedere alle app più informazioni del necessario.

Inoltre ricordiamo che se, per esempio, in seguito all’installazione di un’app “torcia”, che serve ad accendere il led posteriore, viene richiesto l’accesso alla fotocamera, al microfono e così via, probabilmente l’obiettivo dell’app è raccogliere dati. Non fornirvi un servizio.

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